martedì 29 aprile 2014

Il restauro del Mulino Ripamonti




Analisi del fabbricato

L'edificio probabilmente già esistente attorno all'anno 1400 come accertato dalle ricerche svolte dell'Archivio Comunale Memoria Locale di Mandello è composto da un muro di sostegno costituito da muratura in pietrame con prevalenza di ciottoli direttamente prelevati dal greto del vicino torrente "Meria" (principale fonte di materiale per il cantiere). 
I ciottoli sono legati da malta a base di “calce selvatica”, ovvero una calce realizzata mediante cottura di calcari impuri, all’interno di particolari forni circolari a fossa seminterrati: una calce di produzione locale che veniva addizionata ad elementi terrosi per realizzarne la malta.
Sono ancora visibili strutture miste in legno e pietra per gli orizzontamenti; questo ultimo sistema misto, spesso risulta quello più adottato durante il Settecento, e l’Ottocento, in particolare per la realizzazione di ampliamenti ed espansioni divenute necessarie, poiché di più immediata realizzazione. In questo caso, l’ampliamento segue alla rinnovata esigenza di spazi più flessibili, che non sempre si identificano con locali chiusi, e quindi assumono forma di spazi tipici dell’abitazione rurale (portici e anditi coperti).


L’opera di risanamento conservativo delle pareti del mulino consiste nel togliere parti ammalorate e sostituirle con elementi sani senza assolutamente modificarne la struttura.




Il ritrovamente delle antiche macine

La macina ritrovata nel Mulino Ripamonti. 

Dismesso nel 1940 il mulino fu adibito a deposito/legnaia e sia sulle pareti che sul pavimento venne steso un leggero strato di calce. 
Durante le fasi di pulizia, rimuovendo la calce abbiamo scoperto una cosa straordinaria, sotto quello strato di pochi millimetri si nascondevano adagiate sul pavimento tutte le antiche macine.
Alcune purtroppo volutamente rotte altre invece completamente integre. Dopo una attenta pulizia abbiamo estratto una macina, analizzato la sua struttura e la conformazione del sasso. Possiamo sicuramente affermare che quelle ritrovate sono le prime macine del mulino quelle che giravano per mezzo di ruote in legno e che hanno lavorato tra il 1836 e il 1890 anno in cui per stare al passo con i tempi Dazio Ripamonti volle cambiare tutta la struttura installando una unica ruota in ferro alta sei metri aggiornando completamente la parte molitoria.
Con la dovuta cautela è stato attentamente rimosso lo strato di calce sia sopra che attorno e sono state liberate le prime due macine una fissa (dormiente) ed una mobile facenti parte dello stesso palmento (coppia di macine).


La macina fissa
o “dormiente” ha le seguenti dimensioni:
diametro esterno 1100mm
altezza 200mm;
foro centrale di 100mm
un peso totale di 470 Kg




La macina mobile
ha le seguenti dimensioni:
diametro esterno 800mm
altezza 180mm;
foro centrale da 100mm
un peso totale di 382 Kg









La conformazione delle macine, la loro provenienza e altre interessanti notizie sono ampiamente descritte su questo blog nella sezione dedicata alle “Macine”.


Il riposizionamento della mola (la macina "dormiente")

La macina dormiente in granito dal peso di circa 470 Kg è stata riposizionata sul castello in legno dopo quasi 100 anni di permanenza sotto il pavimento.
Per ragioni logistiche abbiamo dovuto eseguire l'operazione utilizzando la stessa tecnica di allora :
un argano e la forza delle braccia.
Infine facendola scorrere su degli assi è stata posizionata con estrema cura e precisione nel punto in cui giaceva nel lontano 1863. 

La macina viene sollevata.

....adagiata su robuste assi.

  
...trascinata a forza di braccia.

.. .collocata nel suo alloggiamento originale
















Ultimi spostamenti millimetrici

 

Il riposizionamento della macina mobile

...e dopo cento anni di permanenza sotto il pavimento anche la macina mobile dal peso di circa 380 Kg è stata riposizionata nella sua collocazione originale sopra la mola sul castello in legno.
L'operazione è stata eseguita utilizzando la stessa tecnica di allora :
un argano e la forza delle braccia.

La macina viene issata.


  










Sollevata sino al castello.

  








 
Posizionata sulla mola "dormiente".





















Il Palmento è ora completo!

 

Alla ricerca di particolari originali

Un fedele restauro richiede uno studio approfondito dei documenti storici e una continua ricerca di tecniche e di materiali il più possibile fedeli all’originale e naturalmente tanta pazienza.
Un attento e meticoloso lavoro di pulizia è stato eseguito sull'antico albero di trasmissione con annesso lubecchio e lanterna, tutti i componenti sono stati smontati, e le parti ammalorate sostiuite.
Operazioni che ha richiesto particolare attenzione a causa della fragilità dei componenti.      



I


 














 Il riposizionamento dell'albero con lubecchio.


Anche questi due organi fondamentali sono stati posizionati nella propria sede originale sempre utilizzando la tecnica manuale dell'argano.
Il Lubecchio viene calato
Così come il suo albero

Il lubecchio nel Mulino Ripamonti.

Il castello.

Veniva così chiamata la struttura in legno che costituiva il sostegno dei palmenti.
Nel caso del Mulino Ripamonti, le macine erano quattro distribuite su due Palmenti (termine utilizzato per indicare la coppia di macine in azione del mulino).
Il castello è composto da quattro travoni orizzontali lunghi 4 metri, da dieci centine lunghe un metro e quaranta e da otto puntoni da 80 cm, sono in legno di larice a sezione quadra di 20cm. legati tra loro da semplici incastri direttamente ricavati nel legno e da tiranti in ferro con terminale ribadito a caldo.
Completamente ricoperto di sabbia e calcinacci il castello è stato attentamente svuotato e ripulito per poterne verificare l’integrità.
Abbiamo dovuto costatare che purtroppo in molti punti dove il legno è rimasto per anni in contatto con la terra la struttura si è sgretolata ma per fortuna buona parte del castello è ancora sano e ben conservato.
Il "castello" del Mulino Ripamonti ripulito dai calcinacci.






La foto a di fianco ci mostra i segni lasciati dalla rotazione della puleggia di trasmissione sui travoni orizzontali. 

I calcinacci che avevano sepolto il "castello" se ne vanno in discarica...naturalmente su un mitico Motofurgone Guzzi Ercole!



PROSEGUONO I LAVORI DI RESTAURO DEL MULINO.
NON ABBIAMO RISORSE MA SOLO TANTA PASSIONE E LA SODDISFAZIONE DI RESTITUIRE AL PRESENTE UNA PARTE DI STORIA.
federico & pino



Anche il QUOTIDIANO NAZIONALE "IL GIORNO" in data 07 Maggio 2014 riconosce lo sforzo che stiamo facendo per restaurare il Mulino e ci dedica una intera pagina!: 


Così come la GAZZETTA di LECCO in data 12 lUGLIO 2014 ci dedica questo bellissimo articolo!:
 
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